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sabato 11 febbraio 2012

La quiete "prima"della tempesta


Lungi da me stravolgere i versi immortali del buon Leopardi anteponendo la “quiete” rispetto alla tempesta,ma in questo caso è doveroso farlo in virtù dei recenti fenomeni climatici che hanno investito la nostra nazione. Domenica  5 Febbraio. Le previsioni parlano dell’avvicinarsi del famigerato “Burano”o “Burian”, il vento gelido delle steppe Russe che dal 1956 non è più riuscito ad entrare nelle nostre latitudini portando con se molta neve,freddo e brutto tempo,anche se non ci sognavamo una simile ondata di gelo complice   il sopraggiunto“Blizzard”o tempesta di ghiaccio.




























Non vado in montagna da due settimane per motivi di lavoro e qualcosa mi dice di approfittarne ora in questo giorno di quiete prima della tempesta. La neve è scarsa,ma completamente ghiacciata,anche nei boschi. Sono da solo e mi dirigo verso Piano Ruggio in auto lungo la strada della “Madonnina”.Prima di un curvone a gomito sono aimè costretto a fermarmi perché non dispongo delle catene,lo strato di ghiaccio non mi consentirebbe di andare lontano. Da qui posso solo sperare nel passaggio di qualcuno meglio “equipaggiato” che vada verso Piano Ruggio (5 km).Anche se non sono pienamente convinto della quantità di neve presente porto con me le nuove ciaspole,acquistate da poco e che aspettano solo il battesimo. Dopo pochi metri percorsi a piedi giunge una Panda vecchio  tipo che su questi terreni si muove benissimo,forse meglio dei grossi fuoristrada. Ma guarda chi si vede,è Luigi Perrone da Mormanno,guida ufficiale del Parco e maestro di sci che guarda caso doveva tenere una lezione quella mattina proprio a Ruggio,saltata chiaramente per la scarsità di neve.


A piano Ruggio ci accoglie una quiete assoluta. Il paesaggio tutto innevato è un paradiso di ghiaccio. Solo le nostre voci echeggiano in quell’atmosfera surreale. Luigi prova a fare una sciata fino al Belvedere di Malvento,io voglio provare a tutti i costi le racchette e risalire la cresta sud-ovest di Serra del Prete fino in vetta. Lo scrocchiare delle stesse sul ghiaccio provoca un sacrilego frastuono che si espande per tutta la valle violentando quell’armonia,quella pace tutt’intorno. A parte queste considerazioni ho notato che gli attrezzi rispondono bene anche su neve dura con pendenze di 30 gradi. Tendono a scivolare all’indietro se la neve è morbida. Per me il problema delle racchette da neve è stato sempre quello dell’ingombro;indispensabili nelle marce di avvicinamento ma costretto a lasciarle da qualche parte,ben nascoste all’attacco di una via alpinistica. Ho avuto così occasione di testare appieno il potenziale dello zaino sistemandole comodamente dietro grazie a delle fibbie porta materiali preposte a tale scopo.

Sul crinale mi raggiunge un gruppetto di Bisignano e più su altri sparuti scalatori si dirigono verso la stessa meta. Io preferisco costeggiare la cresta che si affaccia a Nord perché vi sono alcuni spettacolari inghiottitoi di natura carsica,tra i più belli che si possano osservare sul Pollino. Davvero bella Serra del Prete,d’inverno assume le sembianze di un paesaggio lunare,un enorme pianoro d’alta quota,non difficile da scalare ma affascinante e di ampio respiro panoramico. Raggiungo presto la vetta dove nel frattempo sono giunti due sciatori dalla cresta N.Il freddo è pungente,consumo un panino al volo mentre nubi compatte cominciano ad avvolgere da sud la valle,Burano stà arrivando e presto scatenerà  tutta la sua forza. Nel frattempo,prima della tempesta, una giornata di quiete è trascorsa,sulla placida Serra del Prete,con me stesso e i miei pensieri.