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lunedì 26 marzo 2012

"I Diavoli ballano sul Pollino"



17 Marzo 2012.Dopo aver metabolizzato le scorie fisiche e mentali di Pietra Colonna i miei pensieri vanno già ad un itinerario molto tecnico nel contrafforte roccioso della parete occidentale di Monte Pollino,laddove corrono tre vie fra le più impegnative e difficili del massiccio:Squirrell,Dyrekta e Pollinya.La prima ,affrontata con successo l’anno scorso,fa già parte del mio palmares personale. Rimangono in ballottaggio le altre due,da scegliere in base alle condizioni di innevamento in questo periodo di tepore primaverile. Raggiungiamo l’ormai nota località di partenza,Colle Impiso dal versante Nord  lungo la strada che attraversa una frazione di Viggianello e si innesta a quella proveniente da Mezzana Frido;è molto probabile che quella di Piano Ruggio non sia stata spalata. 
Ormai non voglio più addentrarmi in inutili polemiche sullo stato invernale di una via d’accesso importantissima al Massiccio Centrale del Pollino,appunto quella che da Campotenese porta all’Impiso via Ruggio,nel comune di Morano Calabro.Essa  permette tralaltro di raggiungere forse il più importante rifugio montano del Pollino,il De Gasperi,aperto a singhiozzo e costantemente martoriato da una burocrazia malsana e distruttiva ,volta a bloccare sistematicamente ogni tentativo di decollo del turismo e dell’escursionismo estivo ed  invernale nell’area più importante del Parco del Pollino.
























Constatiamo,durante l'avvicinamento in fuoristrada che la strada è sgombera. Si parte senza racchette da neve,il manto nevoso infatti,anche se consistente è compatto permettendo in tal modo una marcia agevolissima. Sarà così fino all’attacco della via. Impressionante vedere quanta neve sia caduta nel mese di Febbraio. La sorgente “Spezzavummola” è sormontata da un buon metro di neve. Uno scenario da favola si apre in seguito al Piano di Gaudolino,ricoperto da una neve omogenea e compatta,così immacolata che quasi ti dispiace rompere quell’armonia lasciando le impronte degli scarponi.






























Io e Mimmo ci avviamo verso il bosco di faggi tagliando la via normale al Pollino e puntando direttamente verso la parete che raggiungiamo in breve. I canali sono colmi di neve ma non completamente ghiacciati,complice la temperatura non proprio bassa a questa esposizione ed in ombra. Si decide per Dyrekta e così ci imbraghiamo preparando la corda e la ferraglia varia. Mimmo ha anche portato con se alcuni fittoni in alluminio realizzati artigianalmente derivati da telai per infissi, praticandovi un foro per inserirvi un bullone e relativo moschettone. Si  sarebbero rivelati più utili dei chiodi da roccia. Bravo Mimmo.



Si parte per Dyrekta ma dopo la prima rampa e fortemente motivati notiamo che stranamente,il canale successivo che si stacca verso sinistra è completamente asciutto. A questo punto non ci rimane che tentare l’altra via,più a sinistra,Pollinya sperando che sia in condizione,pena,ripetere Squirrel. Una prima sosta ad un faggio e Mimmo si avvia lungo la strettoia di accesso al canale. Sembra in buone condizioni. Un rinvio con fittone ed un successivo con fettuccia per assicurare il passaggio più difficile e tecnico:un salto di qualche metro a 70 gradi pieni di pendenza,di ghiaccio di fusione. E’ come bucare con le piccozze e i ramponi  uno scivolo di ceramica. Sosta ad un loricato e si parte per il secondo tiro puntando alcuni faggi risalendo su neve semighiacciata e  pendenza di 55 gradi.



Al sole la neve risulta piuttosto morbida e fastidiosa per questo tipo di attività,le piccozze e i ramponi dovrebbero lavorare più sull’erba e la roccia che sul ghiaccio. A motivo di ciò decidiamo di ignorare il canale che prosegue naturalmente alla nostra sinistra che chiude la via, e tentiamo una variante a destra,più lunga ed interessante. Prima di avviarci dalla sosta Mimmo fa un lungo traverso in esplorazione andando ad incrociare nuovamente Dyrekta. Si torna indietro. Dal punto di sosta un lungo tiro con fettuccia ad una radice di loricato,un’altra su ramo e più su un fittone fino a sostare ad un “comodo”loricato su uno spuntone di roccia. Questo comporta un passaggio di un salto a 70 gradi,proprio sotto la sosta.



Anche se concentrati sulle manovre alpinistiche e sempre sospesi verso il cielo rimaniamo estasiati dal paesaggio tutt’intorno. Quando i pini loricati dalle forme più bizzarre impattano con il candore della neve,al grigio scuro delle rocce e al blu cobalto del cielo del Pollino allora l’estetica e la bellezza si sposano alla tecnica ,si raggiunge il Top.


Il resto si fa in “conserva” zigzagando tra i loricati fino alla spalla Nord-Ovest che è una sorta di anticima dal quale si “getta” il grandioso anfiteatro del Canalone Sud-Ovest. Da questo punto è d’obbligo risalire la cresta sormontata da poderose cornici fino in vetta,scaldati da un sole splendido. Mimmo,da buon campano,riesce addirittura a farmi scorgere lontanissime,in direzione Nord-Ovest le isole di Capri  ed Ischia.Dunque,lo spettacolo è completo.  


lunedì 19 marzo 2012

Dolcedorme via "Pietra Colonna" (video)

Finalmente in esclusiva il video della via  Pietra Colonna per conquistare la vetta del parco del Pollino,Serra Dolcedorme.
Buona visione



martedì 6 marzo 2012

Pietra Colonna,magnifica via per il Dolcedorme




Finalmente “Pietra Colonna”.Dopo un mese di stop forzato sono fortemente deciso a rifare questa via che mi mancava da ben tre anni,quando l’affrontai con l’inesauribile Mimmo. Questa volta con Pasquale da Lungro e un ritrovato Damiano (l’ultima volta una direttissima estiva al Dolcedorme ben cinque anni fa).Grazie a lui,disponendo del fuoristrada riusciamo a raggiungere Valle Piana,località di partenza per le vie a Sud del Dolcedorme.Sono convinto che questa sia la via più difficile per scalare il tetto del Parco. Un canale lungo 800 m che presenta difficoltà progressive e che raggiunge pendenze di  50 gradi in alto quando ormai le forze vengono a mancare.




Le abbondantissime nevicate del mese di Febbraio mi lasciano in dubbio sulla praticabilità del canale il quale come pensavo si presenta  notevolmente innevato. Una slavina all’attacco del canalone in prossimità della diramazione con la“Via Luzzo”la dice lunga sulla notevole quantità di neve a monte. Durante la progressione iniziale constatiamo che nonostante faccia caldo il fondo è piuttosto compatto. L’abbondanza di neve quest’anno “appiattisce”le difficoltà incontrate tre anni fa,riuscendo a superare con disinvoltura sia il “Crepaccio”che il “Liscione”, un masso tondo e liscio che l’ultima volta ci ha dato non poco filo da torcere.



Più in alto decidiamo di evitare l’arrampicata alla parete detta “Radice magica”optando per una nuova variante a destra costituita da un ripido canalino che raggiunge una selletta dalla quale si apre una vista mozzafiato sui dirupi della Sud in direzione del “Faggio Grosso”. Quì ci imbattiamo in un paio di passaggi delicati da affrontare con estrema cautela.  Dapprima bisogna risalire un’ affilata e tecnica crestina rocciosa affiancando poi una paretina resa pericolosissima dalla neve morbida sulla quale le picozze non hanno presa.



Con estrema concentrazione e facendo sicura su un loricato riusciamo a passarla e rimontare una successiva rampa ricoperta da un metro di neve. Siamo a ridosso di una seconda  sella. Bisogna rientrare nel canalone percorrendo con estrema attenzione un delicato traverso e risalire un successivo canalino ostruito alla sommità da alcuni rami secchi e contorti di pino loricato che formano un “buco”attraverso il quale non è facile passare. Un ultimo tratto di cresta e siamo in vista della “Pietra Colonna”, singolare  cuspide rocciosa posta a 2000 m. che dà il nome all’intera via.



Alla nostra sinistra i “Denti” e la “Bocca” del Dolcedorme dominano incontrastati il paesaggio selvaggio innalzandosi maestosi fino in vetta. Siamo alquanto stanchi e provati ma è necessario profondere un ultimo sforzo per superare gli ultimi 200 m. di dislivello lungo l’ultimo tratto di canale che,come osservavo all’inizio tocca i 50 gradi di pendenza nella parte sommitale. Il crinale è lassù,sembra irraggiungibile,il biancore della neve impatta fortemente con il blu cobalto del cielo,i ramponi e le piccozze continuano a spingere incessantemente.



C’è silenzio attorno,ogni fibra nervosa e muscolare è impegnata nell’ultimo strenuo sforzo ma finalmente è fatta. Siamo più su di tutto e di tutti. La discesa è per il classico “imbuto”del Faggio Grosso”che grazie alla giusta consistenza della neve si trasforma in una pista da bob naturale,basta sedersi e lanciarsi come matti prendendo velocità e giungendo in breve fino alla faggeta. Chiudiamo questo fantastico anello andando a riprendere il sentiero del Passo di Valle Cupa fino a Valle Piana dove ci aspetta il nostro fuoristrada.