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lunedì 17 aprile 2017

Monte Pollino La Via dei lupi variante B


































“Tre lupi sulla via dei lupi alla ricerca dei lupi”. Un bel tema se vogliamo riassumere la giornata di Sabato 1 Aprile per chiudere la stagione invernale sul Pollino. Una bella salita, rimunerativa e affascinante nel versante Nord, Nord-Est dove di solito la neve dura più a lungo e  la via dei Lupi è l’ultima a rimanere in condizione. 


Dando un ‘occhiata al mio blog mi sono reso anche conto che l’ultima volta su questa via risaliva a cinque anni fa (come passa il tempo aimè!!) in occasione di una notturna per immortalare il sole nascente dalla dirimpettaia  Serra delle Ciavole.
Dai Piani osservando il ventaglio di vie di misto-ghiaccio da destra a sinistra ad eccezione della parete Nord, vi era il “Costone Nord” fatto a Dicembre che ancora teneva, “Psikologica” completamente scoperta anche perché non è un canale vero e proprio sviluppandosi a ridosso di placche; “La Grande Frana” buona fino ai salti di roccia sommitali anch’essi scoperti; “Salutami le stelle”, probabilmente la più difficile del versante Nord completamente scoperta, “Agata” con i salti scoperti anch’essi. Rimanevano “Sophia”, la “Via dei Lupi”, più larga e ricolma di neve semipressa e a sinistra d’essa, più incassata e più ripida la sua variante B.



La storia dei lupi appunto. L’idea di dare questo nome alla via era venuta a me nel lontano 2002 se non ricordo male quando attraversando una valanga verificatasi da poco nella faggeta sotto le pareti osservammo le orme di diversi lupi, forse quattro o cinque. Se poi aprimmo noi questa via non so dire.



Il terzo componente della cordata è Damiano che vorrebbe posizionare una fototrappola per immortalare eventuali lupi. Soltanto che andrebbe in un’altra località più a valle e priva di neve.Infine  lo convinciamo a sfruttare forse l’ultima invernale sul Pollino.



Così si decide per la Via dei lupi e si va. L’unica perplessità da parte mia è che Damiano non ha mai fatto salite su queste difficoltà trattandosi di una PD o PD+, di conseguenza portiamo corda e attrezzatura. Essendo in tre dovrei partire da primo di cordata e recuperare i due secondi che lego a breve distanza tra loro. Questo per sfruttare l’intera lunghezza di corda. Altrimenti disponendola a V rovesciata avrei avuto soltanto 30 metri.



Facciamo un passo indietro. Giunti ai Piani di Pollino pensiamo al punto più congeniale per piazzare la fototrappola, aggeggio che sfrutta i sensori di movimento per scattare le foto. Saliamo più su nel bosco e in una zona dove non dovrebbe esserci passaggio di escursionisti, quindi ben isolata la leghiamo ad un tronco di faggio. A terra sulla neve posizioniamo la nostra esca: fegato, coda d’agnello, piede di porco e un pezzo d’osso.



Per sortire risultati quasi certi dovrebbe restare in loco almeno un paio di giorni anche perché i lupi di solito si muovono di notte per procacciarsi il cibo. Soltanto che Damiano vorrebbe rimuoverla al ritorno dell’escursione sperando di ottenere qualche risultato per ripiazzarla successivamente in un punto per lui facilmente accessibile e raggiungibile in fuoristrada.

































Al ritorno come si poteva immaginare non è accaduto nulla. Cerco di convincerlo a lasciarla per recuperarla più in là ma niente, decide di rimuoverla. Peccato davvero. Tornando alla salita raggiungiamo l’attacco, ci leghiamo e parto io risalendo la prima rampa che però non è quella giusta perché mi porta su di una selletta piuttosto difficoltosa da scavalcare che dà sul canale della via vera e propria.


 






























Evitando di complicarmi la vita decido di ridiscendere faccia a monte per andare a prendere quella buona, un bel canale elegante e dritto che si mantiene tra i 45 e i 50 gradi per toccare i 55 prima del grosso pino loricato dove attrezzo una bella sosta. Il primo tratto lo abbiamo fatto in conserva assicurata per favorire la velocità della cordata.



Recupero i due compagni assicurando sul grosso tronco facendoli riposare su pochi centimetri quadrati e si parte per il tiro successivo che raggiunge una crestina selletta comoda dove fare sicura su un masso a terra. L’uscita tocca anch’essa i 55 gradi di pendenza su neve buona, portante.
































La seconda parte della via è più facile ed è comune alla Via dei Lupi principale. Ora possiamo smontare tutto ed affrontare prima la sella che ci separa da una serie di canalini più in alto. Questa è senza neve perché praticamente quasi in piano e completamente baciata dal caldo sole.

































A sinistra vi è il canalino della “Via della Clessidra” che ignoriamo puntando uno dei due più a destra. Prendiamo quello più diretto e anche più ripido ma non troppo (siamo sui 45 max) per raggiungere in breve l’uscita in cresta. Da qui costeggiamo il nevaio che conserva uno strato di neve abbastanza consistente ed infine la vetta di Monte Pollino a 2248 m.



Panorama sublime sul Dolcedorme, sui Piani di Pollino che cominciano ad assumere l’aspetto di macchia di leopardo e su Serra Ciavole e Serra Crispo anch’esse discretamente innevate.Per consumare il nostro panino scendiamo un paio di metri sulla parete nord al riparo dal vento e dulcis in funto un bel bicchiere di birra artigianale al rum fatta dal nostro cercatore di lupi Damiano, semplicemente spettacolare.




Per il resto, la discesa tranquilla prima recuperando la fototrappola e poi ritornando alla  località di partenza Colle dell’Impiso dove ci aspetta la nostra auto.


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