Video in Evidenza

IN PRIMO PIANO: Gli ultimi post

Sirino - Timpa Scazzariddo Via Beatrice" vedi

Pollino - Dolcedorme Canale Nord Est" vedi

Pollino - Via dei Lupi accesso alto" vedi

Sirino - Timpa Scazzariddo via Pulp Traction e tramonto su Monte Papa" vedi



CONTATTO dgiusep@tiscali.it
Attenzione: per alcune escursioni è possibile scaricare le tracce GPX in basso dopo il testo!!

lunedì 28 aprile 2008

Valle dell'Abatemarco Canalone Mondo Nuovo(S.Giovanni)

 

 

Il concetto di “wilderness”identifica ambienti non intaccati dalla presenza di segni e rumori dell’attività umana,….spiritualmente esprime il superbo gioco interiore di sensazioni,emozioni e sentimenti che quegli ambienti suscitano nell’animo.

- La wilderness del Pollino – Mario Adda Editore,Bari




 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’intera Valle dell’Abatemarco ,nel comune di Verbicaro rispecchia appieno ciò che il concetto di wilderness esprime.Mentre si percorre la valle ci si rende subito conto di come questa porzione di territorio è estremamente bella quanto selvaggia:foreste vergini e impenetrabili,valloni aspri e dirupati,luoghi ancora inviolati.Giunti all’ampio declivio della “Carpinosa”,dove termina la stradina asfaltata,caratterizzata da pascoli invasi di pietre,muri a secco e antiche casette anch’esse in pietra,ci si imbatte in un fantastico anfiteatro di vette,facenti parte del “Gruppo del Pellegrino”che con i suoi 1987 m. rappresenta il massimo rilievo dei “Monti d’Orsomarso”,ovvero il settore sud-occidentale del Parco del Pollino.







 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Da sinistra a destra i dirupi di Boccademone, Cozzo dell’Orso,Schiena di Lacchicielli,Cozzo del Pellegrino e La Calvia.Sotto le vette di questi ultimi rilievi si aprono due grandi ferite da cui scendono due ripidissimi canaloni-ghiaioni.La risalita del canalone del Pellegrino costituisce una delle vie alpinistiche invernali tra le più difficili.E’ necessario che sussistano le condizioni ideali per la sua ascensione:neve compatta o ghiaccio sul fondo e che dall’alto non si verifichino scariche di pietre o slavine.Diversamente,sarebbe proibitivo e pericoloso.Sul canalone che scende da La Calvia non si sa quasi nulla,salvo che sarebbe ancora più irto di pericoli e difficoltà.La letteratura escursionistica del Parco è muta a questo riguardo e le testimonianze della gente del luogo sono piuttosto scarne e frammentarie.





Con Massimo ci siamo concentrati nella esplorazione di un terzo ghiaione che scende da sinistra rispetto al canalone del Pellegrino.Non avendo trovato (al momento) nessun toponimo sulle carte l’ho denominato “Canalone di Mondo Nuovo”,nome della località in cui esso si sviluppa.Contrariamente alle nostre aspettative non abbiamo trovato neve,soltanto qualche chiazza in fusione.L’attraversamento di queste lingue di neve granulosa in questo periodo può essere pericoloso in quanto in prossimità dei grossi massi sul fondo si formano buche molto profonde,veri e propri crepacci.





Dove non c’è neve si procede affannosamente su sfasciumi di rocce che franano ai nostri piedi,roccia rotta,sfatta e una sorta di ghiaietto scivoloso misto ad acqua,rami spezzati,tronchi marci portati giù dal peso della neve invernale;sembra che qui nulla stia fermo,una vera ira di Dio.Mentre si risale ci si rende conto che continuare potrebbe costituire un vero problema,considerando anche i tempi per il ritorno.Giunti a 1200 m. di quota il canalone si dirama:a sinistra si restringe perdendosi nel bosco,a destra una parete concava di roccia marcia con stillicidio d’acqua di fusione ci sbarra la strada.



Non vi è possibilità di piazzare chiodi e in più non sappiamo quale altra diavoleria potremmo trovare più su.Si aggiunga il rischio altissimo di scariche di massi dall’alto.Si decide così di non andare oltre e per non rifare il percorso a ritroso nel ghiaione decidiamo di spostarci sulla pendice boscosa di lato il ghiaione.Percorriamo a mezza costa il ripidissimo costone scegliendo il punto migliore per calarci.Occorreranno sei calate da 50 metri con la tecnica della corda doppia per riportarci sul fondo del canalone molto più a valle.Il ritorno poi per la stessa via.



Esaminando la zona su Google Earth ho potuto constatare che il ghiaione sarebbe morto un centinaio di metri più in alto,proprio sullo spartiacque del costone denominato S.Giovanni.Per concludere direi che per avventurarsi in questo territorio occorre conoscerlo bene e,non mi vergogno a dirlo farsi accompagnare da qualcuno esperto del posto, forse zio Felice,che,a detta di Massimo, da queste parti è una autorità.Spero che il prossimo inverno,insieme a zio Felice possiamo realizzare una fantastica risalita del Canalone del Pellegrino.Il Pollino è anche questo.