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sabato 17 gennaio 2015

Serra delle Ciavole ,il Piccolo Dente del Gigante




































Finalmente una grande prima invernale. L’ascensione è la Via del Dente, lo scenario la parete est di Serra delle Ciavole,il compagno Pasquale,la data il 10 gennaio 2015. Il gran freddo sterile dei giorni passati ha ceduto gradualmente il passo a correnti più miti,la giornata però è molto ventilata e le temperature nella notte si sono alzate.
















Altro problema è rappresentato dalle lastre di ghiaccio presenti sull’asfalto dopo lo scioglimento della neve soprattutto nelle zone in ombra. Non disponendo di catene siamo costretti a lasciare l’auto molto prima della località di partenza “Bellizzi” allungando in tal modo il già estenuante e notevole avvicinamento alla base della parete delle Ciavole che risulterà infine di ben quattro ore.


















La sera prima informo Mimmo della via che voglio effettuare e,visto che lui l’ha già fatta due volte mi avverte di stare attento per via dell’innalzamento termico e delle previsioni che danno coperto ed eventualmente valutare la possibilità di dirottare per la più semplice “Via dei Moranesi”.Gli rispondo che avremmo deciso strada facendo. La seconda via sarebbe però risultata scoperta dall’attacco fino all’innesto con il canalone Centrale.


















La via del Dente ha uno sviluppo di 350 m,valutata come D- e una pendenza di 70° max dagli apritori Mimmo Ippolito e Carmine Lo Tufo,ma come spesso avviene per le vie di misto,queste valutazioni sono subordinate alle condizioni del momento. E le condizioni non sono eccezionali,soprattutto nella parte centrale e nel tiro chiave del canale. Per me la valutazione è leggermente superiore,direi D  75°.


















L’accesso è costituito da due canali convergenti. Optiamo per quello di sinistra (quello a destra è leggermente più incassato e tecnico),ma considerata l’ora già tarda preferiamo risparmiarci le energie per la parte più difficile di questo ostico canale. Si sale subito assicurati,niente progressione in conserva dunque. I tiri non risultano difficoltosi tranne che nel trovare buone fessure per i chiodi sugli spuntoni di roccia;a volte sfrutto arbusti vari soprattutto di ginepro. 

















Si giunge così alla confluenza con il canale di destra dove emergiamo su di una crestina selletta affilata con un estetico pino loricato al suo culmine. Nel frattempo per le soste sfruttiamo due pini nel canale.Da questo punto in avanti lo scenario cambia e le difficoltà aumentano come anche la stanchezza. Ecco la necessità di mantenere calma e lucidità. Ci aspetta una larga fascia rocciosa gradonata che piega verso sinistra quasi priva di neve che a vista non appare difficile da scalare e così decidiamo di fare questo tratto in conserva.



































Ci rendiamo conto però della pessima qualità dell’esiguo strato nevoso e la roccia marcia e così ritorniamo a piantare chiodi. Usciamo da una situazione piuttosto complicata portandoci a ridosso del punto dove il canale facendo una curva a gomito prima a sinistra e subito dopo a destra si incassa nuovamente verso il passaggio chiave,una parete di dieci metri circa a 75 gradi buoni se non di più.




































La relazione redatta da Mimmo dice che a questo punto bisogna fare un traverso a sinistra e puntare verso un grosso pino loricato. Preferisco invece evitare l’insidioso traverso (in caso di caduta si può subire un pericoloso pendolo) e punto dritto per dritto sopra di me verso un saltino innevato e invaso da un arbusto. Quì riesco ad aggrovigliare un cordino facendo sicura superando in tal modo il salto.
 

































 Su di me vi è un grottino che dà una certa sicurezza e lo sfrutto piazzando una buona sosta su due punti. Ora viene la parte più difficile. Seguendo la lingua di neve mi ritrovo in piena parete. Il canale muore li. Non è possibile! In realtà l’inganno è sorto dal fatto che il passaggio chiave che bisognava risalire era completamente scoperto e guardandolo dal basso dava l’impressione di costeggiare una parete insuperabile. Pasquale dal basso mi suggerisce di spostarmi leggermente a destra e risalire una insidiosa rampa sormontata da un ginepro e vedere cosa c’è oltre.




































Devo aimè disarrampicare e seppur la presenza della sosta su due chiodi nel sottostante grottino ,uno scivolone in questo punto non lo gradirei per niente. Riesco così con le mani e le piccozze ad aggrapparmi al provvidenziale ginepro e sbucare sopra. Grandioso! Sono al di sopra del passaggio chiave che effettivamente è completamente scoperto. Ora mi sento più tranquillo,ritrovo la neve ed ho un bel pino loricato alla mia sinistra dove fare sosta e recuperare il compagno.     



















A questo punto il canale termina tra le pareti dell’anfiteatro con fantastiche architetture di roccia e pini loricati. Raggiunta la sella gengiva del piccolo Dente del Gigante, non ci resta che scendere nel canale parallelo a nord della sella facendo sicura grazie ad un ramo ritorto di un pino loricato. Calo Pasquale col “mezzo barcaiolo” e poi io in “doppia” affrontando in discesa il canalino a 50° con punta a 60°. Ora procedendo di nuovo in salita nel largo e pacifico canale parallelo a 40 ° ci portiamo infine ai pendii sottostanti la cresta della cima.


















E’ fatta ragazzi. Prima del lungo ritorno ci godiamo la vista di un meritato tramonto dove il Sole fa capolino proprio nel mezzo della sella tra Monte Pollino e Serra Dolcedorme. Per il resto sarà lampada frontale,un cielo stellato limpido e terso all’inverosimile,una colazione e una fresca arancia consumata nel buio più totale di Piano di Fossa e via verso l’interminabile sentiero innevato che ci porterà all’auto che ormai è diventata un miraggio. Non sono queste….grandi emozioni ??  


2 commenti:

bupa77 ha detto...

gran bella e interminabile avventura....anzi fantastica!!

Pollinofantastico ha detto...

puoi ben dirlo.
alla proxima.....