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domenica 27 marzo 2016

Pollino Via della Cengia invernale



A metà Marzo sulle nostre montagne l’inverno si ricorda che doveva fare il suo dovere e così per qualche giorno tra mercoledì 16 e venerdì 18 butta giù un bel po’ di neve, fino a un metro tondo su tutti i versanti. Il mio compagno di avventura Pasquale tra Venerdì e Sabato ai Piani di Pollino con un amico in tenda realizza degli scatti meravigliosi ai pini loricati di Serra Crispo e Ciavole ricoperti interamente di neve conferendo loro un aspetto simile a gelati alla panna.


La mia intenzione è quella di fare una bella salita su cresta con neve compatta ma la speranza è mal riposta perché le temperature non attendono molto ad impennarsi per la giornata di Lunedì. Comunque meglio tanta neve che  prati ricoperti di margherite.



Mi muovo da solo destinazione Monte Pollino per la Cresta Nord-Ovest o Direttissima. Giungere in auto a Colle dell’Impiso non costituisce assolutamente alcun problema in quanto due giorni prima lungo la strada Ruggio-Visitone lo spalaneve fa piazza pulita. Giungendo alle sette del mattino ai 1550 m di Piano Ruggio constato che la temperatura è già di ben nove gradi e questo la dice lunga sul tipo di condizioni che avrei trovato. Intanto sull’ambiente circostante impatta il giallo del rifugio De Gasperi che se ne sta li tutto solo e sconsolato in attesa che qualcuno lo prenda in gestione.


Il silenzio è assoluto, oggi sul Pollino ci sono soltanto io come un lupo solitario mentre osservo le impronte sulla neve che tradiscono la presenza di qualche salitore nei giorni precedenti. Inizialmente la traccia è battuta e il piede non affonda ma questo dura fino ai Piani di Vaquarro dove sono costretto a calzare le ciaspole per avere una camminata un pò più comoda sulla neve non battuta che diventa più alta.


Da questo punto panoramico si ha una bella visione d’insieme del versante orientale di Serra del Prete con il suo caratteristico circo glaciale a “braccioli di poltrona”, testimonianza dell’ultima glaciazione conclusasi trentamila anni fa detta di Wurm. Guardando invece verso sud impatta la piramide del versante nord orientale del Pollino rendendo chiara e ben distinguibile la via da risalire lungo la cresta.


Giunto al Piano Gaudolino il manto nevoso si fa più cospicuo e a questo punto l’uso delle racchette da neve si rende indispensabile. Noto alcune tracce che si diramano per la via normale e per l’imbocco della pista che conduce ai Piani di Pollino proprio dove comincio a dirigermi anch’io. L’atmosfera è magica e il luogo solitario, la neve candida e fresca.


Per attaccare la cresta vado verso est nel bosco di faggio puntando con lo sguardo la fascia oblunga di rocce che emerge dagli alberi e che serve da riferimento. E’ un itinerario piuttosto inedito e poco frequentato sia perché la via normale è vicina sia perché  più a destra si innalzano fra dedali di rocce, cenge e pini loricati le vie di misto tra le più belle ed esaltanti non solo del Pollino ma dell’Appennino Meridionale quali Squirrell, Dyrekta e I Diavoli ballano sul Pollino. Oggi però queste splendide vie non sono in condizione, la neve infatti non si è trasformata per nulla e quindi la cresta Nord Ovest resta così  l’alternativa valida ed affascinante di questo versante.

































Per raggiungere l’attacco devo faticare non poco per via della neve alta e fresca e le pendenze che cominciano a diventare importanti,30,40,50 gradi da fare con le ciaspole. Raggiungo con molta fatica un grosso pino loricato che si trova sul ciglio di una parete rocciosa che ho precedentemente aggirato e qui decido di togliere le ciaspole e calzare i ramponi.


Dò uno sguardo attorno a me e noto una cengia piuttosto esposta che traversa e che va a morire in uno stretto diedro privo di neve. Sempre per via della neve alta riesco a raggiungerlo a fatica sperando di superarlo e sormontare verso terreni più tranquilli ma così no è.


La paretina di cinque, sei metri è un IV° pieno ed affrontarla da solo, senza un compagno che mi faccia sicura è un rischio che non mi sento di prendere anche se aimè devo tornare sui miei passi procedendo a marcia indietro e in forte pendenza. Tornato al punto di partenza aggiro le rocce sulla sinistra e rimonto alla testata della precedente parete. Dall’alto è ancora più evidente il rischio che mi sarei preso.



Nella progressione i ramponi aiutano poco e le piccozze servono solo come appoggio, anche i piccoli arbusti intricati di faggio creano qualche problema. Il paesaggio intorno è semplicemente grandioso, loricati colossali  troneggiano su anguste pareti strapiombanti mentre neve e rocce disegnano un intrico di vie di straordinaria bellezza.


Dopo essermi un po’ rifocillato sotto un pino loricato e al riparo dal vento emergo dalla faggeta risalendo l’ultimo tratto di cresta che raggiunge l’anticima Nord Ovest del Pollino. A questo punto la montagna si spiega davanti a me in tutta la sua maestosa grandezza mentre con lo sguardo seguo la linea interminabile che dovrò ancora percorrere sopra spettacolari cornici di neve che sporgono sul Valangone  lungo il filo fino in cima.



Piuttosto provato dalla stanchezza per via della neve alta raggiungo il pilastrino che segna i 2248 m e che è per metà sommerso dalla neve. Mi fermo giusto qualche minuto per riposare al riparo dal vento e per qualche scatto sui Piani, dalla Serra Crispo al Dolcedorme e poi via, discesa rapida lungo il Canalone sud Ovest che affronto con le ciaspole; la neve infatti qui è notevolmente accumulata e prende in pieno tutto il sole del pomeriggio.



Lungo la strada di Colle Impiso c’è solo la mia auto ad aspettarmi ad ulteriore conferma che oggi sono stato davvero da solo. Soltanto a Piano Ruggio una famigliola si diverte giocando sulla neve. A parte la neve alta e fresca, a parte le temperature e la fatica, oggi è stata una bella ed esaltante giornata in montagna. 



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